Gli spazi quasi labirintici che si snodano tra gli spessi muri in mattoni e la struttura ad archi e volte dei Magazzini del Sale, creano un’atmosfera tipica degli spazi sotterranei, come gli “antri” etruschi ai quali si ispirano le opere. Una risonanza tra idea artistica e genius loci che amplifica il percorso espositivo e lo trasforma in un percorso iniziatico: dalla dimensione sotterranea, dalle tenebre e l’oltretomba verso paesaggi di luce permeati di gioia estatica. L’esposizione si articola sui due livelli dei Magazzini. Al piano inferiore, sono esposte opere il cui sguardo si rivolge verso le profondità della terra e l’oscurità: immagini che nascono nell’antro trapassato dal raggio luminoso dove gli opposti si abbracciano, luce e tenebre, vita e morte. Al piano superiore sono esposte le opere ispirate al paesaggio etrusco, esuberante, vulcanico, dove la natura è maestra, madre, divinità.
La vecchia casa di campagna sul Lago di Bolsena, che la nonna Matilde ricevette in dote, è un luogo magico. Quando ci arrivi, salendo lungo l’uliveto, ti sembra piccola e graziosa, ma se giungi dal “campolungo” ti accorgi che ha fondamenta forti che poggiano su di un costone di tufo e parte di essa è scavata in questa dura roccia vulcanica. Le grotte che si aprono ai piedi della casa sono presenze rassicuranti e familiari che la quotidianità di chi ha abitato questo luogo ha trasformato nei secoli: una stratigrafia di elementi naturali e antropici che non è più decifrabile nelle singole parti, ma che si può cogliere solo nella sua complessità.
Qui il paesaggio ci parla di quell’armonia tra uomo e natura che, un tempo, gli uomini possedevano spontaneamente. Un popolo e una cultura, quella etrusca, cha ha conosciuto profondamente la natura attraverso la ragione ma soprattutto attraverso i sensi.
Una storia co-evolutiva tra ambiente naturale e cultura umana, dove il territorio modellato dall’azione dirompente del sistema vulcanico vulsino, che ha dato origine al più grande lago vulcanico d’Europa, è stato un terreno fertile per la nascita della civiltà etrusca, avvolta nel mistero archeologico, ma che oggi, più che mai, è archetipo e paradigma di una nuova e rinnovata alleanza tra uomo, natura e cosmo.
Quando il nostro amico artista Michael Franke ci chiese di trovargli una casa in Italia dove dipingere le opere per la sua mostra al Palazzo Pubblico a Siena, subito pensammo alla casa sul lago. È un luogo ideale dove l’artista può dialogare con il grande patrimonio paesaggistico e archeologico e farlo rivivere nei suoi dipinti come catalizzatore di energie narrative.
Sapevamo che, come gli angeli di Castel Sant’Angelo a Roma lo avevano guidato lungo l’Asse del Mondo, così il piccolo e saggio Genio che abita la terra etrusca avrebbe aiutato Michael a dipingere le sue tele. Tages è il fanciullo con la sapienza di un anziano che sorge dalla Madre Terra, nel solco dell’aratro, per insegnare agli Etruschi il rispetto della natura e delle sue leggi. Tages è ancora li e si può sentire.
Rivedo ancora la meraviglia nello sguardo di Michael nel trovarsi immerso in tanta bellezza. Sì, perché questa è la bellezza. È la Natura che qui puoi contemplare con gli occhi della nostra cultura e con quelli dei nostri sensi. Sentirla, pensarla, immaginarla, lasciarsi attraversare dalle sue trame e dai suoi ritmi. L’uomo, che è parte di tutto questo, può essere capace, e la storia ce lo dimostra, di aggiungere sogno, poesia e arte alla bellezza della Madre Terra.
Gli facemmo trovare una cassa di vino Rosso Toscano prodotto alle porte di Siena dal Podere “La Segolina” del nostro amico Antonio e dei calici di cristallo di Colle di Val d’Elsa, che con la loro trasparenza e il loro suono possono far “sentire” il vino con tutti e cinque i sensi: gusto, olfatto, tatto, vista e udito.
Si raccomandò che quel vino non gli mancasse mai. Il frutto di questa terra meravigliosa, tanto amato dagli Etruschi, doveva accompagnare il processo creativo dei quadri. Il suo apprezzamento fu tale che accolse con grande entusiasmo l’idea di utilizzare tre dei suoi quadri per un imbottigliamento a tiratura limitata che verrà fatto proprio in occasione della mostra.
Di sera, i quadri che riempiono la casa in ogni suo spazio, si fanno ammirare, in penombra, con il fuoco acceso, in compagnia solo di quel vino rosso, in un esercizio dei sensi.
La pittura è concentrata di giorno, con la luce naturale, en plein air, sul freddo lato nord della casa, dove il sole non batte e la luce indiretta permette la giusta percezione dei colori.
Là, all’ingresso dell’antro, dove il raggio di luce penetra nell’oscurità, dove gli opposti, luce e tenebre, si incontrano, prendono forma i dipinti. Ogni tanto qualche tela, come una vela sospinta dal vento, cade a terra e la terra scura disegna e suggerisce dei segni che Michael sa ascoltare. La caseina che viene utilizzata come legante naturale dei colori, per una strana alchimia, diventa liquida e non asciuga. Segno che forse i dipinti devono aspettare. Seneca diceva:“Fra gli Etruschi…e noi [Romani] c’è questa differenza: noi riteniamo che i fulmini scocchino quando c’è stato uno scontro di nuvole, essi credono invece che le nuvole si urtino per far scoccare i fulmini. Infatti, dal momento che attribuiscono ogni cosa alla divinità, essi sono convinti non già che le cose abbiano un significato in quanto avvengono, ma piuttosto che avvengono perché debbono avere un significato”.
Inizia in questo luogo magico sul Lago di Bolsena il viaggio pittorico nell’anima e nell’essenza del territorio e del paesaggio dell’Etruria che l’artista Michael Franke porterà a Siena.  Un ciclo di grandi dipinti – tra astrazione e figurazione – i cui soggetti riflettono simbolicamente il temperamento delle divinità ctonie, femminili, simboli di fertilità, incarnazione della Madre Terra che governa le forze di creazione e distruzione e i cicli della natura, la vita e la morte.
Durante il lungo soggiorno, con il suo cavalletto, studiato per essere un’appendice del proprio corpo, Michael è entrato nelle grotte, ha camminato lungo le “vie cave”, squarci profondi scavati nella terra, nascosti da una fitta vegetazione ricca di biodiversità. Sono vere e proprie opere di land-art ante litteram che disegnano il territorio circostante il lago. Attraversarle è come discendere nel mondo magmatico e larvale del sottosuolo, per poi risalire verso i bagliori dei mondi superiori, permeati di luce e gioia estatica. Un percorso iniziatico che Michael Franke vuole ricreare con i suoi dipinti negli spazi idealmente ipogei dei Magazzini del Sale creando una risonanza tra idea artistica e Genius loci. 77 tele accompagneranno il visitatore nell’”Antron” in un cammino a ritroso verso le nostre origini culturali, comuni a tutta l’Europa, e sveleranno al cuore e all’anima il mistero di quell’armonia tra uomo e cosmo che gli Etruschi conoscevano bene e che oggi dobbiamo riscoprire.
Sezione della mostra al Museo Archeologico Nazionale, Santa Maria della Scala, Siena
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